Si chiama “b.io” (bipuntoio) la scommessa di vini biologici del Gruppo Cevico. Una scommessa nel segno della sostenibilità sociale, economica e ambientale in cantina rivolta in modo particolare ai mercati oltreconfine. Il nome stesso della linea è una chiara scelta di campo: “b” come buono e biologico; “io” come mi voglio bene e scelgo un vino che oltre a essere buono fa bene all’ambiente.
Il progetto ha preso il via con la certificazione biologica della Cantina dei Colli Romagnoli in un primo lavoro sul Sangiovese Romagna Doc, il rosso per antonomasia della Romagna poi con il Trebbiano Romagna DOC. Il progetto si è poi concretizzato con una collaborazione allargata ad alcune importanti cooperative vinicole italiane come Colomba Bianca, il più importante produttore di uve biologiche in Sicilia oltre che alla Cantina Formigine Pedemontana per il Lambrusco, con l’ambizione di creare una filiera cooperativa del vino biologico italiano che diffonda la missione di sostenibilità nella viticoltura in Italia ed all’estero.
Per il momento la linea propone in Italia cinque vini: Sangiovese Romagna Doc, Lambrusco Emilia Igt, i siciliani Nero D’Avola Cabernet Terre siciliane Igt e Catarratto Chardonnay Terre Siciliane Igt; l’ultimo arrivato è il Romagna Doc Trebbiano Spumante, presentato in anteprima a Vinitaly, proposta che allarga la gamma dei vitigni italiani su un progetto di valorizzazione del lavoro di qualità e sostenibilità sempre più diffuso.
Non è un caso che questo progetto trae linfa in Romagna. L’iniziativa infatti si inserisce nelle radici stesse di Cevico, la cui mission sin dalla nascita (1963) è stata quella di rappresentare e promuovere una importantissima realtà agronomica quale la viticultura romagnola, dando valore al suo frutto (uva) e al lavoro di coloro che quotidianamente la curano (viticoltori). Il Gruppo cooperativo oggi rappresenta oltre 5000 famiglie di viticoltori su oltre 7mila ettari di vigna e ha fra gli obiettivi progetti di sostenibilità economica, sociale ed ambientale di cui il biologico rappresenta la massima espressione.
Oggi la viticultura in Romagna è rappresentata principalmente da vigneti di piccola estensione, spesso inferiore ai 3 ettari, dimensione che non consente una sostenibilità economica e commerciale dell’uva. In Cevico i soci viticoltori hanno trovato la possibilità di valorizzare la propria produzione permettendo alle famiglie che vivono in campagna di seguire la tradizione e dare un lavoro alle future generazioni. Il mantenimento della cultura vinicola locale su piccole estensioni promuovendo i vitigni autoctoni permette inoltre di preservare le immagini dei territori a cui siamo abituati con pianure e colline dove le vigne si alternano a campi e frutteti. E solo così, lavorando quotidianamente sul territorio, a stretto contatto con i viticoltori che nasce un buon vino di qualità in cantina.
Il progetto b.io nasce su questa strada, già iniziata con l’applicazione della lotta integrata verso per lo sviluppo e la sostenibilità a 360 gradi, che coinvolge tutti gli stakeholder: dai viticoltori fino ai consumatori per portare a tavola vini buoni, di qualità ed ora prodotti in modo ancora più sostenibile.